claudio chelotti

Episodio 119 Claudio Chelotti

Oggi vi parliamo di un altro che ha fatto un pò di storia del nostro sport Claudio Chelotti ... uno che è stato pioniere ... se non la prima generazione di surfers in italia sicuramente la seconda ...

Sons: “Ciao Claudio, sappiamo che sei stato uno dei pionieri del surf versiliese,  presentati.”

Claudio:  “A dire il vero io faccio parte, con mio cugino Patrizio Jacobacci e Jacopo Migliorini, della “seconda mandata” di surfisti versiliesi. La prima era composta dagli ormai noti fratelli Dini, fratelli Farina, Ario Bertacca, etc… Eravamo estasiati nel vedere questi “omoni” che facevano uno sport diverso dal nostro, perché noi praticavamo il windsurf. Vedendo loro, staccammo le vele dalla tavola e iniziammo a prendere le prime onde, su quei tavoloni ingirabili. Ma ci divertivamo un sacco e ci innamorammo immediatamente del “vero” surf. “

Sons: “Ti ricordi la tua prima surfata? Dove, quando, con chi?”

Claudio:  “La prima surfata la feci al bagno Nettuno a Viareggio, su un Ten Cate.  Mi ricordo che erano onde di scirocco, sulle quali mi piantavo praticamente su partenza, ma mi divertii davvero tanto.”

Sons: “E le tue prime onde all’estero?”

Claudio:  “La prima esperienza all’estero fu casuale, perché nel lontano 1984 feci un viaggio di studio a Los Angeles e lì feci le prime vere esperienze, su onde e tavole meno improbabili. Fu a Malibu che ci fu il vero, profondo innamoramento con il surf. Da lì in poi il surf ha scandito ogni mio viaggio della mia vita, dalle Maldive, le Hawaii, la classica costa basca, per arrivare poi alle Canarie dove ho passato alcuni anni della mia vita.

Sons: “E di questi tanti viaggi, quali sono quelli che ricordi con maggior piacere?”

Claudio: “Ricordo con immenso piacere due viaggi organizzati da Alessandro Dini, ovvero i primi due Europei a cui ha partecipato la nazionale italiana, l’Eurosurf 1987 a Les Sables D’Olonne e quello del 1989 ad Aveiro in Portogallo. In confronto ad altre nazioni come Francia, Inghilterra etc… sembravamo l’Armata Brancaleone, però ci siamo divertiti in modo irripetibile. Erano esperienze nuove, conoscevamo come si surfava realmente all’estero e le nostre velleità venivano subito spente appena ci rendevamo conto del livello superiore dei nostri avversari. Però restano viaggi e ricordi indimenticabili per tutto quello che abbiamo vissuto, quasi più fuori che dentro l’acqua.”

Sons: “Invece tornando alla nostra amata Italia, cosa ricordi con maggior piacere?”

Claudio: “Il mio primo pensiero va al Molo di Viareggio, il mio spot di casa, raggiungibile facilmente da casa mia anche a piedi, e che nei suoi giorni migliori offre un’onda da longboard meravigliosa. Poi viene la Sardegna, Capo Mannu, S’Archittu, i viaggi che si facevano quando c’era un bel movimento e c’erano delle gare davvero belle. Ma anche tutte quelle puntate che facevamo a Lillatro, a Levanto, sempre con gli amici di Viareggio.”

Sons: “La tua generazione ha iniziato in un momento quando non c’era tutta questa distinzione tra shortboard e longboard, si iniziava su una single fin in genere sui 7 piedi e poi piano piano a scalare fino alle 6,2, 6’4. Oggi, cosa ami surfare?”

Claudio: “Negli ultimi 15 anni mi sono legato al longboard, sia per motivi di peso, di opportunità, per surfare praticamente sempre e tutto. Poi, vivendo a Fuerteventura, ho dovuto accorciare le misure, perché sulle onde oceaniche, a meno che tu non sia disposto a comprare un nuovo longboard a ogni uscita o quasi, è meglio andare in tavole più corte. A Lobos o Bubbles non è affatto difficile spezzare un longboard, per cui…”

Sons: “Parlaci del Gaima Surf Club, che ruolo hai recitato al suo interno.”

Claudio: “Un ruolo molto marginale. Pur essendo molto amico di alcuni dei fondatori, io sono sparito dalla scena surfistica nel 1989 con la nascita di mio figlio. Vedevo amici del Gaima come Tommaso Signorini e Massimo DI Puccio organizzare eventi bellissimi in ricordo dell’amico scomparso Roberto Favilli, e credo che abbia assai movimentato la vita surfistica viareggina.”

Sons: “Quali sono i tuoi idoli surfistici?”

Claudio: “Beh, impossibile non citare Kelly Slater, oltreuttto quasi nostro coetaneo, per noi un marziano. Ma a me piaceva molto Richie Collins per il suo surf innovativo, ma anche i due Tom, Carroll e Curren per la loro grinta e stile. Poi Herbie Fletcher, per tanti motivi, la sua famiglia un po’ pazza etc… Al tempo non avevammo accesso a molta informazione, compravo riviste americane come SURFER magazine e vedevo da Natural Surf i video che Alessandro Dini riusciva a procurarsi.”

Sons: “Parlando di ambiente, come vedi la situazione in generale… clima, inquinamento…”

Claudio: “Drammatica. Però, devo dire che i surfisti, spesso un po’ menefreghisti e distaccati dalle vicende del surf,  stanno impegnandosi oltre le mie aspettative e questa cosa mi piace. Per me il surf è più una filosofia che uno sport vero e proprio, perché ti fa attendere una cosa all’infinito che magari non arriva ma che te hai la pazienza di aspettare, godendo anche di questa attesa. Il semplice sedersi su una tavola e guardare l’orizzonte, almeno per me, ti ricentra sulla tua vita.”

Sons: “C’è qualcosa che vuoi dire e che non ti abbiamo chiesto?”

Claudio:  “Si. Mi dispiace questa deriva, non saprei come altro chiamarla, della disciplina del surf in Italia. Con le precedenti federazioni, con Alessandro Dini e con Graziano Lai, con Fisurf e con Surfing Italia, ho vissuto dei momenti felici, esaltanti. Facevo spesso il giudice e respiravo molta passione sia tra i dirigenti che gli atleti, ma soprattutto vedevo più genuinità e attenzione verso l’intero movimento, e non solo verso gli atleti di interesse nazionale. I club erano più attivi nell’organizzare gare e garette, oltre che alle lezioni di surf e tutto era più logico. Non mi sembra che oggi ci sia un qualcosa di ben programmato e soprattutto credibile. Dal mio punto di vista si è disperso un grande patrimonio di esperienza e conoscenza acqusite negli anni, fin dalla nascita del surf italiano. Spero che con Leonardo Fioravanti e le nuove leve, le persone che amano davvero questo sport riescano a dare il loro contributo al surf.”

Beh che altro aggiungere ?! Claudio è uno dei veri Sons Of The Ocean, grazie !!!

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