Diddo

Diddo

Diddo, un uomo buono, simpatico e genuino ... non sono parole di circostanza ...
ma pura realtà vissuta !

Quel giugno del 1990 iniziò il mondiale di Calcio, in Italia. L’idea di volare a Cagliari per incontrare i pionieri del surf sardo era davvero eccitante, ma mi preoccupava un po’ il fatto che nel capoluogo sardo ci sarebbe stata una partita “calda”, Inghilterra-Irlanda, e c’era timore per le spacconate che i tifosi inglesi erano soliti combinare in quel periodo. Non ricordo bene come si stabilì quel primo contatto con i pionieri cagliaritani, ma credo che accadde tramite Pietro Porcella. Entrambi, all’epoca, lavoravamo per la stessa rivista “Windsurf Italia”, lui come caporedattore. Io invece provavo a spingere il surf sulle poche pagine che erano dedicate al surf. La rubrica si chiamava “O’Zone”, prima di me curata da Gilberto Bonasegale. La voglia di conoscere nuovi amici surfisti e di poter cavalcare (finalmente), le onde della Sardegna prevalse sulle preoccupazioni del mondiale di calcio. Atterrato a Cagliari, a incontrarmi c’erano alcune persone, tra cui Maurizio Spinas, Giuseppe Meleddu, Gigi Camba. Ci accontentammo di parlare per tutto il giorno delle onde sarde, perché dominava l’alta pressione e il mare era piatto. Facemmo un tentativo a Villasimius, dove si diceva che c’erano state piccole onde il giorno prima, ma trovammo un mare liscio come l’olio. “Stasera ti presenteremo un altro pioniere sardo, andremo a cena da lui, si chiama Diddo Ciani” mi disse Maurizio. Bussammo alla porta di un appartamento nel centro di Cagliari. Eravamo in diversi, anche alcune ragazze delle quali ricordo Cristina, sorella di Giuseppe Meleddu. Sulla porta era ad attenderci un ragazzone dalle folte ciglia. Io ero l’ultimo della fila. Proprio mentre stavo per varcarla, un rapido movimento delle gambe del padrone di casa mi fece sobbalzare. “Ciao, sono Diddo” mi disse allargando ancora di più l’apertura della porta. A tavola ci trovammo uno di fronte all’altro e parlammo delle onde del golfo di Cagliari, di Racca Point e di quelle della zona di Oristano. Di tanto in tanto, sentivo sotto al tavolo come delle strusciate di piedi e un paio di volte mi accucciai per vedere se sotto il tavolo ci fosse un cane o un gatto. Solo dopo la cena, Maurizio mi disse che Diddo aveva un tic che a volte gli prendeva le gambe, a volte le spalle, e mi raccontò divertenti episodi come quello alle Hawaii, quando uscendo dall’acqua dopo una sessione di surf, Diddo attirò l’attenzione dei bagnanti facendo alcuni passi indietro prima di raggiungere la sabbia asciutta. Mi diventò subito simpatico, quel ragazzo, a tratti taciturno, ma dal sorriso affabile. A quei tempi, si sa, non c’era internet e il solo modo di informarsi sulle previsioni era il meteo trasmesso alla tv alla sera. Tornati all’abitazione di Maurizio, dove alloggiai in quel primo viaggio e che sarebbe poi diventata la mia “sede fissa” nelle innumerevoli successive visite in Sardegna, cercammo di informarci sulle possibilità di onda per i giorni seguenti. Una piccola, veloce perturbazione avrebbe “forse” portato qualche onda sulla costa occidentale, così Maurizio e Giuseppe si organizzarono per una puntata verso l’oristanese. Non avevo ancora lanciato Surf Magazine, la prima rivista italiana, ma il numero di pagine dedicate al surf su “Windsurf Italia” era aumentato, così parlai ai miei nuovi amici sardi dell’idea di dedicare tutto lo spazio a me concesso nel prossimo numero, a questa visita sarda. A Oristano, mi vennero presentati personaggi mitici del surf sardo come Bobo Lutzu e Granchio, e anche se non trovammo onde particolarmente eccitanti, quei momenti sono tutt’ora freschi e nitidi nella mia mente. In quella prima visita, importante ricordarlo, mi fu presentata la Sardinia Surfing Association e una bozza del suo statuto. In quel momento era presidente dell’ Italia Wave Surf Team, il primo surf club italiano, nato nel 1981 a Viareggio e con il quale avevo già portato la nazionale italiana sia all’Euro Surf 1987  che al mondiale ISA 1988 a Puertorico, ma avevo già capito che con la nascita di nuovi surf club un po’ ovunque andava creata una associazione italiana. La nascita di una associazione sarda cadeva come il cacio sui maccheroni! Maurizio, Giuseppe, Diddo, Gigi, Pietro … tutti erano d’accordo sull’idea di creare una nuova associazione italiana alla quale si sarebbe subito affiliata anche la SSA. E così fu. Nei mesi e anni successivi, non so quante volte ho visitato la Sardegna. Me ne ero innamorato. La SSA si rivelò fin da subito molto attiva e produsse alcuni dei migliori surfisti italiani, alcuni dei quali divennero membri fissi della nazionale italiana, come Giorgio Stagno, Antimo Vallifuoco, Carlo Pisano, tanto per nominarne alcuni (mi perdonino tutti gli altri). Ho perso il conto delle gare regionali, nazionali (perfino una spettacolare edizione del campionato europeo professionistico EPSA a Buggerru nella primavera del 1994, vinto dall’inglese Spencer Hardgraves) alle quali ho presenziato e nel corso delle quali ho incontrato Diddo e surfato con lui, ma tre momenti, parlando di Diddo, mi balzano subito nella mente. Il primo, un trasferimento da Cagliari a Capo Mannu per surfare con altri amici sardi. Non ricordo per quale motivo, probabilmente perché eravamo in tanti, ma mi trovai in macchina con Diddo. Solo io e lui. Gli altri ci seguivano, ma a un certo punto non li vidi più dietro di noi.                                                                                 “Si saranno fermati a fare una sosta, a prendere un caffè” disse Diddo. “Beh, se ci avessero sfanalato ci saremmo fermati anche noi, un caffettino ci stava bene” replicai. Girò la testa verso di me e  serio in volto aggiunse questa perla: “Il caffè può anche aspettare, ma le onde non ti aspettano. Io non mi fermo nemmeno per pisciare quando so che le onde sono belle, come stamattina”. Poi, sentii frusciare i suoi piedi e pensai al solito tic. “Guarda” mi disse indicando con un movimento del mento i suoi piedi. Notai che aveva scostato il tappetino sotto alla pedaliera. Da un buco del diametro di circa 6/7 centimetri si vedeva l’asfalto correre sotto alla macchina. Lo guardai incredulo. “Eia!“ esclamò anticipando la mia domanda. “Quando volo verso le onde, la faccio da qui, non voglio perdere tempo neppure per una pisciata”. Mitico. Come non amarlo! 

Diddo

L’altro momento indimenticabile fu il Guru Tour che organizzammo a Cagliari nell’estate del 1999. Era entrato da pochissimi mesi in Quiksilver con il ruolo di direttore marketing e Diddo aveva aperto da poco il Quiksilver Boardrider a Cagliari. Dovevamo lavorare insieme, unire le forze, per promuovere lo stesso brand. La Quiksilver fece un gran lavoro e inviò a Cagliari una schiera di personaggi come mai si era visto prima in Italia. Capitanati da Jeff Hakman (alias Mr. Sunset), giunsero sull’isola nomi come Dave Kalama, Titus Kinimaka, Phil Grace e altri. Il pomeriggio ci fu un evento in spiaggia al Twist, al Poetto, dove ci furono lezioni di surf impartite dalle leggende a tutti i ragazzi cagliaritani, ma il clou avvenne la sera al Quiksilver Boardrider di Diddo, dove ci fu una festa e la firma di poster e autografi per tutti. Diddo era raggiante e mi lesse alcune delle sue poesie. Ricordo che estrasse un libretto da una vetrinetta posta sulla sinistra dell’entrata nel nogozio, e iniziò a leggere, ma ben presto fu interrotto da amici che volevano brindare e festeggiare. Ma il ricordo che meglio rappresenta Diddo, avvenne a Hossegor durante una prestigiosa serata a casa del presidente e CEO Quiksilver (Pierre Agnes, RIP), ovvero la Kelly’s Night. The GOAT avrebbe firmato per i migliori rivenditori Quiksilver europei, un bellissimo poster. Pierre aveva organizzato tutto alla perfezione, concerto con una band locale di supporto a Kelly, cena a base di ostriche e champagne, insomma, una serata veramente particolare e aperta solo a pochi fortunati. Kelly si sedette in una saletta che affacciava sull’ampio giardino dove, intorno alla piscina, si sarebbe svolo il concerto. Mi fu chiesto di gestire i clienti italiani invitati alla festa, di farli entrare uno alla volta quando sarebbe stato il loro turno e di scattare ad ognuno una foto ricordo. Basti dire, a conferma della esclusività dell’evento, che neppure ai direttori marketing toccò l’ambito poster! Quando fu il turno di Diddo, lo accompagnai alla scrivania dove Kelly sedeva di fronte a una pila di poster. Chiese Diddo il suo nome e cognome, e feci lo spelling. Diddo era fremente. Mi guardò e mi strizzò l’occhio, ma non sospettai nemmeno per un attimo che cosa stava per fare. Mentre Kelly stava ancora scrivendo la dedica, Diddo si abbassò, gli afferrò velocemente quanto delicatamente l’orecchio sinistro dove schioccò un bacio. Kelly non gradì, almeno sul momento, come confermato dallo sguardo che potete osservare dalla foto che ebbi la prontezza di scattare. Kelly si rivolse a me, dicendo qualcosa come “cosa cazzo sta facendo, questo?” Gli altri rivenditori italiani in fila, erano piegati in due dalle risate e anche io facevo fatica a trattenermi e dare al contempo una risposta a Kelly. Ci vollero alcuni minuti, prima che Kelly si rasserenasse, ma poi capì la situazione e si fece scattare un’altra foto più “correct” con Diddo. Ecco, Diddo era questo: spontaneo, sincero, genuino. Dopo quella serata, la nostra amicizia aumentò, e anche alcuni dissapori che i soliti seminatori di zizzania avevano cercato di mettere tra me e lui, vennero spazzati via, tanto che poche settimane dopo quella serata, mi scrisse la e-mail che allego e che dopo molti dubbi ho deciso di pubblicare, sia perché è un’evidente testimonianza di una altra dote umana di Diddo, ovvero la capacità di tornare sui suoi passi quando capiva di aver fatto un errore, sia perché conferma quanto facile sia farsi un’idea sbagliata sulle persone sulla sola base di discorsi riportati. Con Diddo Alfredo Ciani scompare non solo un pioniere autentico del surf italiano, ma un amico, uno che ha fatto del surf la sua vita e che lascerà un grande vuoto in chiunque abbia avuto la fortuna di conoscerlo. Il mio pensiero va ai familiari e agli amici comuni con i quali è iniziata la mia conoscenza della Sardegna: Maurizio, Giuseppe, Pietro e poi tutti gli altri, numerosissimi, che per motivi ovvi non posso citare qui. Ciao Diddo e grazie di cuore. Ale.

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