Sons : “Ciao Luca, presentati per chi non ti conosce ancora !?”
Luca : “Ciao, mi chiamo Luca Briganti, classe 1985. Sono nato nella bellissima città di Taranto, luogo con cui ho avuto per anni un rapporto di odio e amore ma che alla fine mi ha attratto come ferro ad un magnete riportandomi, da pochi mesi, finalmente a casa.
È qui che ho scoperto il surf, la mia più grande passione, ed è qui che amo praticarlo.
Sono un filmaker professionista e amo viaggiare, specie verso mete surfistiche. Un’altra mia grandissima passione è quella per la musica ed in particolar modo si può quasi affermare che vivo con una chitarra in mano. Ho una famiglia ed una compagna meravigliose e che mi hanno sempre sostenuto nelle mie scelte di vita importanti.”
Sons : “A che età hai iniziato a fare surf e come ?”
Luca : “Il primo approccio con la tavola lo devo a mio padre, windsurfer già verso la fine degli anni 70. Lui mi racconta che ad 1 anno ero già su di una tavola ( anche se non si direbbe affatto da come surfo J). Ho dei ricordi meravigliosi di me e mio padre sul suo Metal Rock con il boma montato alla mia altezza.. restavo li dietro di lui sdraiato e quando cominciavamo a planare mi alzavo e bolinavamo insieme.
Dunque si, il mio primo approccio è stato al windsurf ed ho sempre visto mio padre come un eroe nell’avermi formato in questa disciplina, oltre che avermi scorrazzato qui e li sin da tenera età. In quinta elementare avevo già il mio rig: un sordellino con una vela minucola. Un’altra figura importantissima è stata quella di mia nonna materna, mancata ahimè quasi 2 anni fa. Una donna incredibile, di una forza smisurata. Lei veniva da una famiglia di cronometristi, quindi la acquaticità ce l’aveva nel DNA. È stata la donna che ha praticamente cresciuto me e mia sorella e per lei il mare era una cosa sacra. Mi ha lanciato in acqua sin da neonato e mi ha insegnato il rispetto verso il mare ed il suo ecosistema. È anche stata la persona che mi ha regalato una prima tavola per cavalcare delle onde. Si trattava di un bodyboard e quello fu il mio primo vero approccio ad una sorta di surf. È sempre stata la mia vedetta, proprio li dalla spiaggia mi osservava fino all’ultimo bordo in windsurf o fino all’ultima onda in surf, qualche anno più tardi. Il surf è entrato a gamba tesa nella mia vita credo all’età di 10 o 11 anni. Non ho un ricordo preciso a parte quello della mia prima tavola. Tornavo con i miei genitori da una vacanza estiva e mio padre decise di fermarsi in un negozio per comprarmi la mia prima tavola da surf. Fu amore a prima vista. In quegli anni ricordo che sul litorale tarantino c’erano spesso delle belle libecciate estive. Provai subito la tavola e da li la mia vita prese tutto un altro ritmo.”
Sons : “Cosa ti ha spinto ad iniziare ?”
Luca : “Sicuramente gli stimoli che ho avuto da parte della mia famiglia ma anche, mi vergogno quasi a dirlo, il film Point Break. Non lo so ero piccolo, vedere quelle onde e questi matti che volavano da una parte all’altra del mondo. La famosa scena della surfata notturna. Un ricordo indelebile è anche quello delle riviste. Compravo sempre le riviste di windsurf e qualche volta c’erano degli articoletti, o degli inserti, sul surf da onda. Di sicuro, se ricordo queste cose ancora adesso devono avermi davvero segnato in giovane età.”
Sons : “Che rapporto hai con il mare ?”
Luca : “Il mio rapporto con il mare è innanzitutto un rapporto di rispetto. Rispetto questa meraviglia donataci da Madre Natura e che se da un lato ci fa tanto divertire, dall’altro può anche farci molto male. Provo a tenere il mare e le spiagge più puliti possibile e mi incazzo con gli incivili che non lo fanno. L’elemento mare ha sempre fatto parte della mia vita. Sono nato in una città di mare e l’ho sempre vissuto tutto l’anno, anche quando non ci sono le onde. Che sia pieno inverno o estate, che ci siano le onde o meno, dedico sempre qualche ora della mia giornata al godermelo. È stata tosta infatti vivere gli ultimi 7 anni della mia vita in Lombardia. Facevo fughe continue verso la Liguria, verso la Toscana e specie verso il mio amato sud. Tocca a noi proteggerlo e mai smetterò di dirlo!”
Sons : “Che sensazioni ti regala il mare ?”
Luca : “Principalmente sono quelle di relax mentale e pace interiore. È la mia valvola di sfogo, il mio più grande distributore di energia dal quale rifornirmi. Tutti i problemi volano via in quelle ore. È la mia cura!
Il mare però così come da, può togliere. Ci sono tanti momenti nella vita di un surfista in cui si capiscono i propri limiti e proprio quei limiti sono imposti da determinati luoghi, onde e particolari mareggiate. Ho avuto e continuerò ad avere paura in alcune giornate ed in alcuni spot cazzuti ma questo fa parte del gioco. Credo anzi che si debba aver paura in particolari momenti e che il porsi dei limiti, prima di superarli, sia una fase importante nella vita di un surfer.”
Sons : “Come si vive il surf a Taranto ?”
Luca : “La mia città è, ahimè, tristemente nota per tanti motivi legati alle questioni ambientali. Siamo vittime da decenni di soprusi e ricatti occupazionali che mettono sullo stesso piano un merdoso posto di lavoro in fabbrica e la vita di un operaio piuttosto che di un bambino o di un qualunque altro cittadino.
Tanti tarantini lottano contro questo scempio, che vi assicuro non è solo rappresentato dall’ex ilva (lo scrivo minuscolo volutamente) ma da altre situazioni quasi alla pari. Taranto però non è solo questo. Taranto è una città meravigliosa ricca di storia e di persone fantastiche e accoglienti.
Non per ultimo, la nostra città regala anche grandi emozioni a livello surfistico. Ora, ovviamente non starò a dirvi il dove (siighh 😀 ) ma qui al sud di mareggiate belle ne capitano. Non abbiamo una grossa frequenza di mareggiate come nel Tirreno e nel Ligure e dipende molto da stagione a stagione però, in linea di massima,non possiamo lamentarci.
Siamo un gruppo affiatato e che tiene botta da ormai più di un ventennio. Siamo stati in pochi, poi in tanti, poi di nuovo in pochi ma ci siamo sempre stati.
Ci conosciamo tutti e, di solito, c’è una buona armonia tra di noi. In questi ultimi due anni il gruppo si sta nuovamente infoltendo e tante nuove leve locali si stanno avvicinando al nostro fantastico sport, scoprendo il fascino del mare d’inverno e la dipendenza che il surf è capace di dare a chiunque.”
Sons : “Quanto hai viaggiato e dove sei stato ?”
Luca : “Non sono mancate esperienze in giro nella mia vita. Cominciai a viaggiare con i miei genitori sin da bambino. Nel 1994 sono stato con loro la prima volta alle Canarie. Avevo solo 9 anni e già mi innamorai dell’oceano. Dai 19 anni in poi la mia vita ha praticamente ruotato intorno ai viaggi ed al surf. Lavoravo, mettevo qualche soldo da parte e poi partivo per due settimane o un mese. La svolta è arrivata nel 2010 circa quando mi trasferii a Gran Canaria, credo di esserci rimasto per scarso un anno. Era la prima volta che mi allontanavo per così tanto tempo dall’Italia. Ero già stato in tutte le isole Canarie, nei Baschi e un paio di volte in Indonesia.
L’anno successivo feci una scelta importante, decisi di trasferirmi in Olanda con un progetto di vita nel cassetto. Il mio obiettivo era quello di restare li un paio d’anni, lavorare e mettere qualcosina da parte per poi ripartire alla volta dell’Australia. Ho lavorato ad Amsterdam in un coffeeshop, si vendevo legalemente erba nella Red Light di Amsterdam ed è stata un’esperienza meravogliosa condivisa, tra l’altro, anche con altri tarantini che erano già li da prima di me e che mi hanno aiutato ad inserirmi nel tessuto lavorativo.
Trascorsi i due anni, come da progetto, ho fatto il visto working holiday visa per l’Australia ed ho deciso di partire fermandomi prima qualche mese in Indo. “mi fermo 3 o 4 mesi li a surfare, visto che non surfo da 2 anni, e poi parto”. Questa era la frase che mi ripetevo nella testa. La realtà è che invece il sottoscritto in Australia non ci ha mai messo piede perché in Indonesia ci è rimasto quasi due anni. È stata una esperienza incredibile e non solo per il surf fotonico tutti i santi giorni. Ho girato un bel po’ di isole, dalla classica Bali a Sumba, Sumbawa e Lombok. È stata di fatto la mia scuola surf per tutto quel tempo ed anche il luogo in cui ho realizzato il mio portfolio lavorativo. Sono un fotografo e filmaker e quei luoghi mi hanno ispirato tantissimo per crescere professionalmente. Sono stato capace di spostarmi di isola in isola sempre con la macchina portandomi dietro tutte le attrezzature per surfare e scattare foto. Ho vissuto in alcuni luoghi davvero remoti a e allo stato brado, senza acqua corrente, energia elettrica e riserve di cibo. Per mesi ho dormito nei villaggi tribali di Sumba tra uno scatto ed una surfata. Sono stato male, ho preso la dengue, ho beccato virus intestinali devastanti, mi sono incrinato le costole, affettato un dito, mi sono ritrovati nel nulla cosmico quasi sbranato da degli squali toro.. Insomma, sono stati anni davvero fichi!
Come molte belle storie di viaggio, prima o poi è inevitabile sentire la mancanza di casa ed è successo anche a me. Con il mio bel portfolio sono tornato in Italia e mi sono trasferito in Lombardia dove ho tirato su la mia realtà professionale con non poche soddisfazioni. Non contento, a Dicembre 2020 ho deciso di cambiare nuovamente luogo ma ce n’era solo uno che da anni mi frullava nella mente: Taranto. Si, un ritorno alle origini!”
Sons : “Che situazione ambientale hai trovato ?”
Luca : “Sul piano ambientale mi ha colpito molto l’Indonesia.
È un luogo tanto magico quanto maledetto. Di rifiuti, specie in mare, ce n’è tantissimi. L’inquinamento credo sia proprio fuori controllo un po’ ovunque ma li devo dire di essere rimasto esterrefatto in alcuni luoghi ed in particolare a Bali. Probabilmente è una questione anche culturale? Non lo so ma per me vedere un umano scartare una caramella e buttare la carta per terra o in mare è disarmante ed è imperdonabile. Figuriamoci ritrovarsi sommersi dalla plastica. Mi incazzavo sempre con i cassieri dei mini market in Indonesia. Ti davano un sacchetto di plastica anche se compravi una matita. Provavo a spiegargli il mio punto di vista ma niente, sembrava scontrarsi con un muro.”
Sons : “E l’inquinamento qua in italia come lo trovi ?”
Luca : “Eh. Come dicevo prima sono nato e cresciuto in una città maledetta sotto il punto di vista ambientale. Di sicuro il mio modo di vedere la questione inquinamento è fuorviato dalla realtà tarantina e sicuramente molti miei concittadini avranno la stessa opinione.
Siamo messi male da nord a sud. I nostri mari sono inquinatissimi così come lo è l’entroterra. Viviamo una realtà, a mio modo di vedere, surreale. Da un lato ci spendiamo per educare ed essere parti attive nel miglioramento e dall’altro siamo circondati da illegalità e menefreghismo. Parliamo di un paese in cui vengono creati parchi per bambini sopra gli scarti industriali cancerogeni, non credo serva aggiungere altro.”
Sons : “Sei uno dei più grandi sostenitori di #unitiperilmare … credi che servano questi tipi di eventi ?”
Luca : “Assolutamente si e spero ci siano sempre più eventi di questo genere. Proprio noi che viviamo il mare tutto l’anno dobbiamo farci portavoce di questo tipo di messaggi. Il mare è una risorsa importantissima e solo noi umani possiamo tutelarlo, o quantomeno provarci.”
Sons : “Torniamo a parlare di surf, qual’è l’onda più bella che hai surfato ? Raccontaci …”
Luca : “Senza dubbio Lakey Peak a Sumbawa. Quando madre natura decide di fare l’artista e dipingere cotanta bellezza nell’oceano io li alzo le mani. Questo a-frame incastonato in una laguna circondata dal nulla cosmico e da qualche monticello. L’angolazione rispetto al tramonto, la luce.. tutto! Surfare quell’onda è un mix di emozioni che va dalla pura goduria di surfare un’onda perfetta fino al rimepirti gli occhi e l’anima con tutto quello che hai intorno. Se un domani potessi decidere di trasefrirmi da qualche parte, di sicuro sarebbe li, proprio di fronte a quel picco.
Ci sono ovviamente tante altre bellissime onde che ricordo con amore da Ulu a Bingin, cosí come ho un ricordo incredibile di Playa San Juan a Lanzarote o di Mejillones a Fuerte.
Alla fine dei conti però, invecchiando ho capito una cosa: ormai godo sempre di più quando surfo a casa mia J”
Sons : “Quale ancora sogni di surfare ?”
Luca : “Di sicuro Pipeline e Cloudbreak ma in delle giornate umane J”
Sons : “hai mai pensato di mettere a frutto queste esperienze dandogli valore?”
Luca : “Assolutamente si ed infatti da due anni sono fondatore, insieme ad un gruppo di fratelli tarantini di una Asd nella mia città. Il nostro intento primario è quello di creare e dare valore ad una scena surfistica locale. Abbiamo negli anni avuto non pochi problemi con alcune (devo dire pochissime) comunità forestiere e lungi da noi volere rogne. Il primo step della nostra ASD è stato infatti proprio quello di riportare alla luce del sole la comunità locale tarantina affinché sia innanzitutto riconosciuta dagli altri proprio per evitare malintesi.
Ovviamente, da amanti del mare, siamo molto attivi sotto tutti i fronti che riguardino il mare. Dalla scuola surf, alle giornate di cleanup che stanno prendendo molto piede sul nostro litorale (finalmente!).
Il mio ruolo in questo gruppo è quello di curare la parte foto/video e, in parte, alcune pubblicazioni sui nostri canali social. Essendo qui a Taranto, insieme ad altri, surfista da sempre, penso che il mio ed il ruolo dei miei soci sia anche sociale e non parlo dei social network.
Ritrovarci a tramandare una passione, ad insegnare le regole del surf ed il rispetto per l’ambiente è una missione tosta ma che personalmente mi restituisce delle vibrazioni incredibili. Percepire da parte delle nuove leve la loro dedizione e l’amore che provano verso il mare ed il surf è davvero impagabile.”
Sons : “Fatti una domanda e datti una risposta …”
Luca : “Perché nulla riesce a tenermi lontano dal surf?
Il surf è parte integrante della vita si un surfista, seppur non professionista. Per me, e credo per molti altri, nulla esiste quando ci sono le onde. Esiste solo andare a mare!
Metti da parte gli amici, la famiglia, le ricorrenze e alcune volte anche il lavoro. È una droga, io lo vivo come una vera e propria dipendenza e non posso farne a meno.”