Sons : “Ciao Graziano Presentati per chi non ha ancora avuto il piacere di conoscerti … “
Graziano : “Sono un tranquillo “vecchietto” che si gode il suo “buen retiro” in Sardegna, terra che mi ha visto nascere e dove sono rientrato dopo tanti anni trascorsi in giro per il mondo, anche per via del mio lavoro di navigante, per la nosta compagnia di bandiera, che mi ha portato, oltre che a viaggiare tanto, anche a soggiornare , per lunghi periodi, in basi estere, quali Australia, Giappone, Venezuela Brasile, India, Singapore, confrontandomi con culture differenti e offrendomi anche tante chances di arricchire le mie conoscenze surfistiche. Parallelamente ho avuto altre attività di natura imprenditoriale in diversi settori, ma il surf è stato comunque sempre presente, nella mia vita, da quando, poco più che ventenne feci le prime esperienze con una tavola , per non abbandonarla mai più. Una volta, in America, vidi una pubblicità in tv: era mirata a dissuadere i giovani dal fumare sigarette; si vedeva un ragazzo che estraeva una sigaretta dal pacchetto e la portava alla bocca. Nel momento stesso in cui l’accendeva, dalla sigaretta usciva un grosso amo da pesca, che agganciava il giovane, condannandolo per sempre. Era Impressionate, credimi! Il Surf ha fatto la stessa cosa con me , dal primo giorno, catturandomi per la vita.”
Sons : “Quando hai iniziato a fare surf e perché ?”
Graziano : “Forse l’inizio vero avviene prima della tavola, sono nato davanti al mare e credo di avere iniziato a nuotare, nello stesso istante in cui camminavo ; a quattro anni rischiai di affogare dopo aver eluso la sorveglianza dei miei genitori in spiaggia; eppure rimasi a galla fino a quando non vennero a recuperarmi: forse era un segno! A sei sette anni sparivo per ore, con maschera e pinne, alla ricerca di polpi e seppie, rimediando cazziate epiche da mia madre, al mio rientro in spiaggia. Nel 63 ebbi la prima muta subaquea.. per Ho sempre praticato sports acquatici e giocato con le onde ancor prima di conoscere le tavole. Credo che fosse surf anche quello; col corpo, con un materassino, con un tronco o qualunque oggetto fosse in grado di farmi portare dalla schiuma.
La prima volta con una tavola da surf, fu però nel 1979, in Brasile; ero un giovane allievo, su un DC10 Alitalia e durante una sosta di alcuni giorni, conobbi un ragazzo Italo Brasiliano, che praticava il surf e mi fece provare in onde morbide a Ipanema. La prima volta fu frustrante , come penso per tutti: botte e centrifughe in lavatrice :), ma già dal secondo giorno ero migliorato e riuscivo a sollevarmi, su qualche schiuma: e da là venni preso all’amo. In italia, prima, avevo provato a usare una tavola a vela, ma dopo aver provato l’ebbrezza del surf, abbandonai completamente alberi boma derive etc, che, oggi riconosco che abbiano assolutamente una loro bellezza, ma allora mi sembravano complessi e einnaturali. Io sono un semplice e credo che sia più naturale andare in acqua con un “legno” qualsiasi, un pezzo di paraffina e , possibilmente, senza muta : io e l’oceano. Che altro serve?”
Sons : “Come hai iniziato ? Quali materiali ? Dove ? Con chi ?”
Graziano : “Per i materiali, devo dire che fui proprio agevolato dai miei viaggi, grazie ai quali ho avuto spesso la possibilità di reperire materiali e accessori per me e per i miei amici. Ho visto , da noi usare , come leash, il nastro delle tapparelle per le finestre legato alla caviglia…; ogni volta che partivo per qualche destinazione surfistica, riportavo qualcosa: tavole, accessori mute etc , che rigiravo ai miei amici; in Compagnia mi conoscevano come “quel collega che è sempre in volo con le tavole da surf” (il che era molto prossimo a significare “Quel Matto”) 🙂 In italia c’era poco o nulla, io conservo una tavola costruita in Italia , a Ostia, da un gruppo di ragazzi e che riporta la data 85; una specie di “biscottone” in polistirolo sul quale montai una pinna “starfin” inventata da Cheyne Horan in quegli anni e ispirata alle barche a vela; penso sia una cosa unica. Oggi è coperta di autografi e dediche di personaggi che hanno fatto la storia del surf, sia italiano, che mondiale; forse qualcuno l’ha vista nel bellissimo video Back to the roots, nel quale compaio.”
Sons : “Chi eravate e come venivate visti dal resto dei ragazzi ? Credo che su di un isola sia stato ancora più “strano” vedere dei “matti” che andavano a cavalcare le onde ?”
Graziano : “I compagni in acqua, allora erano pochi, le folle in Italia non esistevano e rientravamo, al meglio , nella categoria “Matti” o “Ma vi credete alle Hawaii!” mentre noi pensavamo o sapevamo, di avere visto la luce. Verso metà degli anni 80 aumentai al frequenza delle mie visite in Sardegna e presi una casa in affitto a Cagliari, dove scappavo ogni volta che il lavoro me lo consentiva. Qui cominciai a esplorare l’isola, alla ricerca di onde e pian piano conobbi i pionieri locali : Maurizio Spinas, Stefano Diana, che costruiva canoe, windsurf e anche tavole da onda, Giuseppe Meleddu, Bobo Lutzu (il “re” di Capo Mannu) e il suo amico Giangi Chiesura. Fabio Ravot a Buggerru, il gigante del nord Enrico Lodi e tanti più giovani, che portavamo in auto con noi nelle scorribande da una costa all’altra dell’isola , allora si macinavano migliaia di Km ; non c’era internet, e il massimo erano le previsioni in tv e il televideo. Si navigava a vista e si prendevano anche tante bufale: quante volte siamo arrivati su un break, solo per guardare il mare piatto o bere una bibita al bar piùvicino…
Sons : “Com’era fare surf all’epoca ?”
Graziano : “fare il surf allora era conoscere posti e persone nuove, fare amicizia , scambiarsi informazioni e magari concludere la giornata a casa di qualcuno, davanti ad un barbecue o un piatto di pasta, a raccontare storie di onde ma viste… ma c’era felicità, in questo e nella scoperta nuova, come in tutte le cose semplici, naturali e non costruite , né fatte per moda.”
Sons : “Che valori ti ha insegnato il surf ?”
Graziano : “Il surf credo mi abbia insegnato alcune cose fondamentali: il rispetto e l’amore per la natura e per questo mondo che, nonostante tutto il male che gli facciamo non ci ha ancora eliminati, il piacere della condivisione , che non mi stancherò mai di enfatizzare e il fatto che non conta tanto quello che abbiamo, se non “SIAMO”. La cosa più preziosa che possiamo avere è il nostro tempo, che non sappiamo quanto sia, che nessun denaro può comprare e che, come in una clessidra, nella quale la sabbia scorre, non si può riportare indietro,. Possiamo solo viverlo una volta e non dobbiamo sprecarlo, in cose futili o prive di significato. In questo credo che consista, la ricerca di dare un senso alla nostra vita.”
Sons : “Ancora oggi quando fai surf provi le stesse emozioni ?”
Graziano : “Credo che l’emozione sia sempre la stessa. Non ha importanza quanto bella o grande sia un’onda; come ho già detto, sei tu e l’oceano. E’ tutta energia che ti fluisce dentro e tu fluisci con essa . Non ho mai fatto lo schizzinoso con le onde e mi vanno tutte bene. Oggi vado un po’ meno ed evito magari i mesi più freddi, anche perchè non ho mai posseduto una muta troppo pesante: non le sopporto… ma il piacere è sempre lo stesso, la sensazione rimane quella. Evito i posti troppo affollati, dove c’è troppa tensione, dove il rispetto , purtroppo, è spesso una parola sconosciuta e cerco magari meno qualità nel mare ma vibrazioni più positive con le persone e, come già detto, condivisione.”
Sons : “Credi che i ragazzi di oggi vivono il surf provando le stesse emozioni ?”
Graziano : “Se le provano , credo che sia in modo diverso. Oggi nei giovani l’enfasi è tutta sull’agonismo, quasi tutti, anche le “zappe” se possono, hanno la tavola di Kelly Slater o di Leo Fioravanti e, quoto: “ hai visto che ho fatto!!! Air 360 nel tubo… etc etc” le gelosie si sprecano, il localismo spesso si esprime nella sua forma peggiore e, OK si, lo so , sto diventando vecchio… e’ ovvio che ci sono di certo tante eccezioni, ma la mia percezione è spesso questa.”
Sons : “Come vedi cambiato il surf ?”
Graziano : “il surf si è evoluto e diffuso e questo per molti versi è un bene. Da iniziale follia è diventato, negli anni, sport, genera indotto, flussi turistici e posti di lavoro; ha una immagine vincente nella pubblicità, è diventato adulto. Ha tanto di più ma senz’altro ha anche meno poesia.”
Sons : “Torniamo a parlare della storia del surf in italia, che tu hai sicuramente fatto, com’è nata l’idea di fare la prima federazione ?”
Graziano : “La prima federazione non nasce da me , ma da Alessandro Dini ( che è stato una delle persone che più di tutti ha contribuito alla crescita del surf italiano a 360 gradi) e credo, Carlo Piccinini e forse anche Maurizio Spinas con l’A.S.I. È una loro creatura. Io presi parte alla prima gara nel 1990 a Capo Mannu con l’abba fria Classic organizzata da Pietro Porcella. Poco dopo fondammo, con Spinas, Meleddu, Diana e Porcella, il primo surf club sardo: la Sardinian Surfing Associationche si affiliò all’ASI. Primi campionati, regionali in Sardegna, nazionali, primi Surf Clubs primi timidi negozi, tutti semi che poi germogliarono e misero radici. Poi l’ASI divenne ISF (italian surfing federation) e io entrai in consiglio alle elezioni del 94 se non ricordo male. Nel 97 fummo accolti fra le discipline associate del CONI e cambiammo nome in FISURF , Dini era presidente e io e Piccinini vice presidenti. Il percorso fu lento, ma di continua crescita. Clubs, gare , campionati, partecipazioni europee e mondiali etc. lo sport era consolidato. Nel 2004 portai in Italia il programma di formazione dei giudici con brevetto internazionale e, un anno dopo per varie incomprensioni in Fisurf, ci fu lo scisma e nacque Surfing Italia, che io ebbi l’onore di fondare e presiedere e che segnò, credo, una vera svolta in senso sportivo: clubs in tutte le regioni, campionato di tutte le specialità, con prima divisione (top 44) e gare regionali con play offs, per il campionato maggiore. Montepremi in denaro per le gare semi professionistiche, e eventi speciali per un totale di 60 gare nell’anno sul territorio, un corpo ufficiali di gara con oltre 60 giudici , riviste specializzate e, non è un vanto, ma chi ha vissuto quegli anni, li ricorda ancora. La cosa più bella è che tanti giovani talenti, quali Bonomelli, Piu, D’amico, Fioravanti etc fecero le prime esperienze proprio in quei circuiti, che gli diedero anche modo di progredire. Purtroppo poi ci fu la rottura con iSA e ESF per via del mancato riconoscimento, nonostante l’attività svolta e… vabbè, questa è storia con la quale vi ho annoiato anche troppo. “
Sons : “Da casa tua sono passati grandi campioni del surf, chi è quello che vorresti tornasse domani a trovarti?”
Graziano : ” Ne ho conosciuto tanti, ma una persona alla quale mi sento particolarmente legato è, senz’altro Jason Blewitt, campione di long australiano, ci conoscemmo per la prima volta a Viareggio nel 2007, in occasione di un corso istruttori Surfing Italia e da allora siamo sempre rimasti in contatto, è venuto in Sardegna e ancora ci sentiamo di tanto in tanto, magari su FB. Una persona speciale, semplice e senza divismi (e dire che facevano anche una tavola Mc Tavish, JB model) su sue specifiche.con lui abbiamo spesso surfato insieme. Forse un giorno andrò a trovarlo in Australia, una terra dove ho tanti bei ricordi che mi piacerebbe rinnovare. “
Sons : “Qual’è il ricordo più bello di quei momenti ? Ne avrai milioni ma quello che ti viene subito in mente ?”
Graziano : “ Il ricordo più bello è la “fratellanza nel surf di allora, la consapevolezza di avere, in un certo senso, compiuto un’impresa e l’orgoglio, nel vedere come era cresciuta bene la nostra creatura. “
Sons : “So per certo che tieni molto alla tua isola e al suo ambiente, come trovi la situazione attuale ? Credi che siamo ancora in tempo per cambiare direzione e risolvere qualcosa ?”
Graziano : “la distruzione dell’ambiente che ci circonda è, a mio avviso insita nell’uomo, siamo tanti consumiamo troppo, viviamo male, sprechiamo e distruggiamo risorse. Non so se sia troppo tardi, ma vedo che sono troppe le cose da cambiare, non solo a livello individuale, ma nei governi, nell’economia, negli stati, in tutto. E’ vero che il piccolo gesto del singolo è anch’esso importante, ma non basta a fare la differenza; aumentiamo, certo, tutti i piccoli gesti, ma bisogna che la consapevolezza sia globale e che si manifesti davvero la volontà di dare una raddrizzata. I governi non devono stare là a guardare e discutere sul fare o non fare: bisogna FARE, TANTO E SUBITO, se si vuole davvero cambiare. Io non sono nessuno e le mie parole so che non andranno lontano, ma spero che persone più importanti di me le facciano proprie e le diffondano.“
Sons : “Fatti una domanda che vorresti che ti facessi io e datti una risposta … “
Graziano : ” La domanda che vorrei è : “come vorresti il futuro del surf”? Vorrei che ritrovasse un percorso di crescita sano, che la sua storia fosse conosciuta e valorizzata, che si riconoscesse anche a livello istituzionale il merito a quelle persone che l’hanno fatto nascere e diventare ciò che è oggi, vorrei che la “brotherhood in surfing” non restasse una parola, che non ci fossero le mangiatoie politiche, che la meritocrazia fosse un dato di fatto e non una componente sconosciuta, che si abbattessero i muri di tutti gli “orticelli”, coltivati a interessi personali, che a livello gestionale ci fosse competenza unita a carisma e professionalità, che i posers e gli arrivisti di ogni specie sparissero, per lasciare posto a un processo di crescita trasparente e democratico, gestito davvero da chi è competente in materia. Tutte cose che il surf, i giovani, gli atleti, le famiglie e tutti gli appassionati meritano, ma che sono loro negate. Questo è inaccettabile. Utopia? Mi auguro che non sia così. “
Sons : “Vuoi ringraziare qualcuno e salutare qualcuno in particolare ?”
Graziano : “Non posso ringraziare uno per uno perché altrimenti questa intervista non finisce più … quindi … Ringrazio tutte le persone che sono state, in tanti anni, fratelli, ancor prima che amici, che hanno speso il loro tempo, le loro risorse e la loro passione, che hanno condiviso con me gioie ed emozioni, con le quali spesso ci siamo confrontati, anche duramente, ma per convinzione sincera e solo perché il nostro desiderio di ottenere il meglio per il nostro sport era forte, quanto la passione che ci accomunava, anche se con idee differenti. Tutti coloro che negli anni mi hanno sostenuto e aiutato, che mi hanno insegnato sempre qualcosa sul piano umano e professionale coloro con cui ho condiviso le onde, nell’arco di una vita. I nomi? Sono davvero troppi, farei un elenco telefonico. But I’ll be always yours in surfing. “