Una volta c’erano le fiere. La fiera del mobile, la fiera del cibo… e anche alcune fiere dello sport. Quella volta, credo fosse il 1984 o il 1985, mi trovavo a una fiera dello sport a Milano dove esponeva anche un’azienda nella quale sarei finito qualche anno dopo a lavorare come direttore commerciale, la Centralmarine. Ero ancora proprietario di Natural Surf e mi aggiravo tra gli stand dove erano concentrate le poche aziende che producevano o distribuivano prodotti legati al windsurf, di surf si parlava ancora poco. Fu lì che incontrai per la prima volta Marco Romano.
Era con il fratello Michele e con altri ragazzi livornesi di cui non ricordo il nome. Aveva un casco di capelli biondi e, nonostante fosse inverno, la tipica abbronzatura che abbiamo noi surfisti in ogni periodo dell’anno, con quel vistoso stacco tra il viso e il collo. Mi raccontò con entusiasmo gli spot dove surfavano e non posso mai dimenticare una frase: “Deh, da noi non è come da voi in Versilia dove potete surfare in un sacco di posti, da noi ci sono gli scogli”, al che io risposi “Bel culo che avete! Sugli scogli ci sono le onde belle.” Poi, Michele e Marco iniziarono a parlarmi del Sale e iniziai a sognare il giorno in cui sarei andato a trovarli e a surfare con loro quello spot. Ciò avvenne non molto tempo dopo e capii che i fratelli Romano non mi avevano raccontato delle balle: le onde erano davvero spettacolari, ben più rotonde e potenti delle nostre ‘su sabbia’. Restai in contatto con Marco e anche in era “pre- A.S.I.” non mancarono le occasioni per trovarci a gare e garette locali che organizzavo con frequenza. Nel 1988, Marco fece già parte del Italia Wave Surf Team ai mondiali di Puerto Rico e l’anno seguente, insieme ai concittadini Sole Rosi e Andrea Conforti, agli Europei in Portogallo, dove ci ammazzammo dalle risate per delle performance (irriferibili) dei ragazzi livornesi, con i quali era nato un forte legame.
Ricordo che io e mio fratello Michele lasciammo posto nelle camerate ai ragazzi e andammo a dormire in una chiesa sconsacrata, dove dormimmo su dei logori tappeti pieni di ragni e insetti, sotto a un enorme crocifisso ligneo, osservati incessantemente dal volto sofferente di un Cristo sanguinante. Quello era lo spirito del tempo: all’avventura!, l’importante è surfare, basta esserci, va bene tutto. Il surf a Livorno, grazie anche alla spinta data al surf dai titolari del surf shop Hoasy surf (Stefano Macelloni e Enzo Bargagna), era in grande fermento e altri giovani surfisti si stavano affacciando sulla scena.
Poi arrivò la ASI, e con essa un nuovo e più forte impulso alla crescita del surf. Alla prima vera gara ASI alla quale di presentarono tutti (e sottolineo tutti) i migliori surfisti italiani del tempo, si presentarono per la prima volta alcune facce che sarebbero poi diventate familiari. La gara si tenne a Lillatro, organizzata insieme a Hoasy Surf. Le onde furono spettacolari per tutto il giorno. Un successo. Poi, il clan dei surfisti livornesi si arricchì di un altro personaggio che portò ulteriore allegria e goliardia nell’ambiente: Valerio Mastracci.
Fu durante un lungo, interminabile viaggio in treno da Viareggio a Bordeaux per il mondiale ISA 1992 a Lacanau-Ocean, che ebbi modo di conoscere meglio la sua storia e apprezzare la sua passione per il surf e per la pesca. Quando il treno si fermò alla stazione di Livorno, Valerio era lì, con la sua surfboard bag e una valigia. Sistemate alla meglio le tavole nel nostro scompartimento (mi crollarono di lì a poco sulla testa, una botta incredibile che per poco non mi rompe una vertebra del collo) Valerio iniziò a parlarmi del grosso ragno (branzino) catturato da un altro pescatore vicino a lui, ma poi mi raccontò anche alcuni particolari della sua storia familiare. Mi affezionai a quel ragazzo, che per anni fu parte del nostro “circo acquatico”. Oggi, purtroppo, ci siamo un po’ persi, la vita ci sparpaglia qua e la, ma l’affetto e i ricordi di quei tempi indimenticabili ci legherà sempre, ovunque ci troviamo. Con Marco ci siamo frequentati più a lungo, sempre nelle gare ma anche nel team Quiksilver, nel quale lo volli fortemente, sia per la sua bravura in surf, ma anche per l’allegria che sapeva diffondere. Poche settimane fa, rovistando nel mio infinito archivio di filmati e immagini, trovo questi scatti di Marco e Valerio.
Non sono le uniche, ne vedrete altre in un progetto che sto portando avanti, ma la patina del tempo, i loghi sulle tavole, ma soprattutto le loro manovre, considerate a quei tempi “very hot”, rappresentano bene lo stile dei nostri amici. Con Matteo e gli altri ragazzi di Sons of the Ocean abbiamo in programma, a Covid terminato, di fare una bella rimpatriata tra i surfisti livornesi e viareggini. Il pesce lo mette Valerio, lui riesce a “trovarlo” a poco…
Nel prossimo episodio tratterò la storia di alcuni surfisti… questa volta non toscani.
Ale-Aloha!