Big Wave Surfing: i sensation seekers.

francisco porcella

Tra ricerca di sensazioni estreme e caratteristiche di personalità

Big wave surfers: la ricerca di emozioni forti e di novità definisce questa categoria di surfisti “sensation seekers” o “novelty seekers”.

Comprendiamo i meccanismi psicologici alla base della scelta e predisposizione a questo sport estremo in un mix di adrenalina e rischio.

La percezione del rischio, dal punto di vista psicologico, è un processo cognitivo che dipende da una serie di fattori:

1) la flessibilità mentale delle persone;

2) il sistema di credenze e valori;

3) le norme sociali di riferimento. Questi fattori influenzano gli atteggiamenti e la scelta delle attività.

Il rischio però non è più considerato solo come una situazione da evitare a priori ma anche come situazione che si può imparare a gestire attraverso la conoscenza, le abilità e l’allenamento di quest’ultime. A riguardo ci sono alcuni fenomeni che portano a “sottostimare” il rischio: uno di questi, la ricerca di sensazioni estreme, come nel caso dei grandi surfisti, come Eddie Aikau, Jeff Clark, Bob Pike e tanti altri, della disciplina conosciuta come big wave surfing, che sulle grandi onde, alte più di sei metri, fanno il giro della morte assumendosi la possibilità di gravi rischi fisici. Parliamo di sensation seeking: la disposizione comportamentale a ricercare situazioni al limite per sperimentare sensazioni estreme assumendosi rischi fisici e sociali al solo fine dell’esperienza.

Ma cosa spinge a ricercare questo tipo di rischio?

Lo psicologo Marvin Zuckerman ha individuato le quattro diverse componenti della “sensation seeking” e la disciplina Big wave surfing rientra nella prima componente

Big Wave Surfing: i sensation seekers.

 

I contributi psicologici non si sono arrestati solo a questa lettura. La scala di Zuckerman è stata affiancata ad un test di personalità, il test 16PF di Cattell, dimostrando che le diverse quattro componenti della sensation seeking sono associate ad alcune caratteristiche di personalità. In coloro che rientrano nella categoria (Tas) emergono i fattori di personalità “scarsa tendenza al conflitto”, “elevata forza dell’Io”, “fiducia” e “iniziativa sociale”.

Nei surfisti che affrontano le onde, il rischio è legato alla propria abilità non al caso come quando si gioca alla roulette russa. La loro integrità fisica dipende dalle loro competenze e abilità (primo incentivo). Dalle parole di Francisco Porcella in un’intervista “la paura non manca. Noi atleti però siamo preparati ad affrontare situazioni estreme”. Emerge il tema del successo e della conferma delle proprie abilità in condizioni riconosciute di emergenza. Ed entra in gioco il locus of control: la valutazione del rischio, che provoca l’adrenalina e il brivido (secondo incentivo), dipende dalla stima della capacità di controllare gli eventi, fermandosi ovviamente quando i fattori diventano fortemente incontrollabili. Ma non è finita qui, l’argomento diventa ancora più affascinante. Il terzo incentivo si individua in quello che Duncker, nel 1940, definì dynamic joy, il divertimento legato alla vertigine, al movimento a una certa velocità. Questo aspetto è stato approfondito dal sociologo Caillois che ha formato e analizzato un gruppo di giochi definito “ilinx” ovvero vortice, vertigine. Questa sensazione, come il sociologo spiega, si sperimenta in determinati stati di movimento del corpo quando le persone sono sottoposte a forze fuori dal loro controllo: “la caduta o il lancio nello spazio, la rotazione vertiginosa, gli scivoloni, la velocità, l’accelerazione in un movimento lineare oppure la sua combinazione con un movimento rotatorio”. La surfista brasiliana Maya Gabeira commentando la sua esperienza in Portogallo nel Tudor Nazaré Tow Surfing Challenge di WSL di quest’anno: “sono state le montagne russe!” (fonte: Gazzetta Active). Questo piacere è stato chiamato anche componente vestibolareo appuntoparadigma delle montagne russe.

Riportando le parole di Bruce Brown, regista di The endless summer, documentario sul surf del 1996, riferendosi agli spot delle big wave “solo un pugno di surfisti cavalca davvero queste onde, alcuni di loro sono atleti, altri sono folli”

Big Wave Surfing: i sensation seekers.

Gli studi in tale ambito si stanno dirigendo nell’ottica dell’integrazione tra modelli di personalità, basi biologiche e temperamentali.

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