Del Prof. Alessio Rovere.
Quando succede una tragedia come quella della Marmolada, mi impongo di stare zitto per almeno 24 ore, per lasciar passare l’onda dell’emozione. Al momento ci sono famiglie che stanno ancora cercando i loro cari, e a loro vanno il mio pensiero umano e la mia compassione, nella speranza che chi é ancora disperso sia riuscito a mettersi al sicuro.
Il mio pensiero scientifico si rivolge invece al fatto che la Marmolada é un ghiacciaio in agonia da anni, cosí come tanti ghiacciai in Italia e nel mondo. Uno studio del 2019 [1] sull’estensione della Marmolada é lapidario: “Se il ghiacciaio continua a ridursi allo stesso ritmo osservato, probabilmente scomparirà entro il 2050”.
Chi mastica scienza del clima ai massimi livelli, ad esempio il mio collega Carlo Barbante, che studia quel ghiacciaio e molti altri, ha pochi dubbi. A Fanpage [2] dice: “Le alte temperature degli ultimi tempi hanno fatto sì che un crepaccio coperto dal ghiaccio sulla Marmolada si riempisse d’acqua. È un evento eccezionale. Ma dovremo abituarci, diventeranno più frequenti”. Questa mattina ho incrociato Carlo in caffetteria, e ci siamo soltanto detti: “che tragedia”.
E forse non ci riferivamo soltanto a questo evento, ma alla situazione climatica in generale. Una situazione di cui si parla poco (e spesso male) nei media (ci sono delle lodevoli eccezioni, ovviamente), soprattutto quelli di massa come la televisione. Ho visto spesso dibattiti potenzialmente interessanti venire ridotti a circhi televisivi da persone incompetenti che ripetono fesserie senza fondamento scientifico.
Stiamo vivendo una delle estati piú calde mai registrate. Il Po é ai minimi storici, i ghiacciai anche. Quello che é successo alla Marmolada é, dal punto di vista scientifico, solo un evento dettato dalle leggi della fisica: quando fa piú caldo del solito, il ghiaccio inizia a fondersi, la parte basale si lubrifica per infiltrazione di acqua e diventa naturalmente piú instabile, finché il peso del ghiaccio diventa insostenibile, e cade. Lo insegno a lezione. Ma quando tutto questo diventa tragedia umana diventa difficile, ma non meno importante, pensare all’aspetto scientifico.
Come se non bastasse, il Mediterraneo é un brodo caldo [3], molto piu caldo del normale. Grazie alla mia professione, lo so perché ho imparato a scaricare i dati satellitari ed analizzarli. Ma lo so anche perché, in almeno 25 anni di lavoro in mare (prima come bagnino e poi come ricercatore) ho sempre avuto bisogno di una mutina da 3 millimetri per buttarmi in acqua alle 7 del mattino a fine giugno. La scorsa settimana ero in pantaloncini, e non ho avuto nemmeno il classico brivido freddo quando mi sono tuffato. Temo, anche se spero tanto di sbagliarmi, che questa incredibile anomalia termica la pagheremo a fine Agosto o Settembre, quando il calore accumulato in mare si trasferirá in atmosfera, rendendola instabile e causando alluvioni e frane (sto semplificando, ma in soldoni le cose stanno cosi).
Quando penso a tutto ció, mi viene in mente una citazione di Marco Paolini, nel suo spettacolo “Il Sergente nella neve” (Tratto da un libro omonimo, che é un capolavoro). Ad un certo punto, il sergente sente i colpi di mortaio sul Don, e capisce che quella notte, l’Armata Rossa passa proprio da li. Capisce che la Guerra non é da un’altra parte, e che lui é esattamente sul cammino, apparentemente innarrestabile, del nemico. Facendo le dovute differenze, per quanto riguarda il clima a volte riesco davvero a immedesimarmi in quel Sergente.
Ecco, penso che se tutti avessimo questo tipo consapevolezza, forse le cose potrebbero cambiare. Se avessimo tutti la stessa voglia di “tornare a casa” che aveva quel Sergente sul Don, forse riusciremmo a toglierci da questa palude in cui ci siamo infilati.
FONTI
[1] https://www.sciencedirect.com
[2]
https://www.fanpage.it/attualita/lesperto-dopo-crollo-sulla-marmolada-in-futuro-eventi-simili-il-destino-dei-ghiacciai-e-segnato/
[3]
https://www.wired.it/article/mediterraneo-caldo-temperature-mare-critiche/